L’utilizzo della tecnologia RTK sui droni dovrebbe consentire di ridurre, o anche di fare a meno, della operazione della “battitura” dei punti a terra con strumenti di rilievo tradizionali, nell’ambito di un rilievo aero-fotogrammetrico.
Ciò è possibile in quanto la posizione del drone viene individuata attraverso le indicazioni del sistema GNSS con la correzione RTK da parte di una stazione a terra o di una rete di stazioni permanenti locali.
Questo consente di ridurre i tempi (e quindi i costi) di un rilievo, potendo semplicemente utilizzare gli scatti dal drone, con la posizione “corretta”.
Abbiamo voluto provare realmente l’efficacia di un sistema RTK su drone, confrontando i dati ottenuti da un rilievo aero-fotogrammetrico ottenuto rispettivamente con due droni dello stesso tipo e con la stessa camera, uno dei quali dotato di correzione RTK.
In particolare abbiamo fatto eseguire ad un DJI Phantom 4 PRo V2 e un DJI Phantom 4 RTK la stessa missione di volo pianificata precedentemente, elaborando poi i dati con lo stesso software e con le stesse impostazioni.
Alla fine, i dati di errore stimato (della posizione dei punti di scatto) sono risultati inferiori nel caso del drone RTK di circa un terzo (1 a 3), rispetto allo stesso drone senza RTK.
Salvo casi particolari, c’è da aspettarsi che questo miglioramento sia riscontrabile sempre.
Quanto tutto ciò sia vero, però, è oggetto di dibattito da parte degli addetti ai lavori.
Ad un diffuso auspicio di semplificazione del rilievo da parte del sistema RTK, si affianca una forte perplessità di alcuni, legata soprattutto al fatto che la precisione della posizione di scatto non sia sufficiente a determinare una precisione dei punti a terra, dovendo tenere in debita considerazione anche altri aspetti (difetti dell’ottica, difetti del sistema di stabilizzazione sui tre assi della camera, difetti del sistema di elaborazione delle immagini, etc.)