Viviamo un’epoca in cui l’automazione nel volo dei droni ha raggiunto livelli di efficacia ed affidabilità notevoli.
Droni dotati di sensori sempre più performanti, firmware evoluti ed in continuo aggiornamento, App di pianificazione del volo quasi infallibili, software di post-elaborazione molto potenti, tutto ciò insieme dà luogo ad una galassia tecnologica di efficienza impensabile solo qualche anno fa.
Quasi sempre, pianificando bene le missioni di volo, i droni di oggi riescono ad effettuare lavori molto impegnativi in tempi relativamente brevi.
Capita, a volte, però, che le condizioni reali in cui si opera non consentano di sfruttare le tecnologie automatiche o, comunque, di sfruttarle solo in parte.
In tali casi, solo l’abilità e l’esperienza di un bravo pilota consente di portare a casa il lavoro.
Di recente ci hanno chiesto di fare un rilievo magnetico su una zona molto ampia, utilizzando un drone che potesse recare a bordo un magnetometro.
Il lavoro ha il fine di supportare la valutazione del rischio in cantiere legata alla eventuale presenza nel sottosuolo di ordigni bellici inesplosi.
Per le caratteristiche del magnetometro, le condizioni di volo erano le seguenti: voli rettilinei con interasse pari a circa 2 metri, altezza da terra paria circa 4 metri e velocità di avanzamento non superiore a 5 m/s.
Trattandosi di un’area di dimensioni pari a circa 700×350 metri (più di 26 Ha!), abbiamo calcolato un percorso complessivo pari a più di 122 Km. Niente male!
A complicare il lavoro c’erano 2 elementi: uno che la zona è coltivata a mais (altezza variabile da 1 a 3 metri) l’altra che il suolo ha un dislivello pari a 5/6 metri.
Da quanto detto sopra, l’idea “granitica” di effettuare missioni di volo automatiche pianificate ha cominciato a sgretolarsi.
Abbiamo deciso di utilizzare il Matrice 300, da poco tempo in flotta, per le sue caratteristiche di volo (lunga autonomia, possibilità di utilizzare la camera FPV integrata, payload sufficiente al nostro scopo.
Sul campo, abbiamo scoperto che l’App appositamente istallata non funziona in quanto DJI ancora non rilascia i codici SDK per utilizzare App di terze parti con questa nuovissima macchina, così l’idea del volo pianificato è naufragata definitivamente.
Avevamo di fronte almeno 7/8 ore di pilotaggio manuale, sotto il sole e la polvere a oltre 30° C di temperatura.
Le difficoltà sono state moltissime, perché i sensori di posizionamento inferiori facevano si che il drone tendeva ad allontanarsi dalle piante di mais (e quindi dal suolo), ma disattivarli sarebbe stato troppo pericoloso.
Inoltre bisognava pilotare da una scala, altrimenti il mais avrebbe impedito il volo in VLOS.
In ultimo, pur avendo 4 coppie di batterie, sarebbe stato necessario ricaricarle tutte almeno 3 volte.
Ma c’era l’ingrediente segreto: un Pilota con la P maiuscola… ed il lavoro è stato regolarmente consegnato!
iviamo un’epoca in cui l’automazione nel volo dei droni ha raggiunto livelli di efficacia ed affidabilità notevoli.
Droni dotati di sensori sempre più performanti, firmware evoluti ed in continuo aggiornamento, App di pianificazione del volo quasi infallibili, software di post-elaborazione molto potenti, tutto ciò insieme dà luogo ad una galassia tecnologica di efficienza impensabile solo qualche anno fa.
Quasi sempre, pianificando bene le missioni di volo, i droni di oggi riescono ad effettuare lavori molto impegnativi in tempi relativamente brevi.
Capita, a volte, però, che le condizioni reali in cui si opera non consentano di sfruttare le tecnologie automatiche o, comunque, di sfruttarle solo in parte.
In tali casi, solo l’abilità e l’esperienza di un bravo pilota consente di portare a casa il lavoro.
Di recente ci hanno chiesto di fare un rilievo magnetico su una zona molto ampia, utilizzando un drone che potesse recare a bordo un magnetometro.
Per le caratteristiche del magnetometro, le condizioni di volo erano le seguenti: voli rettilinei con interasse pari a circa 2 metri, altezza da terra paria circa 4 metri e velocità di avanzamento non superiore a 5 m/s.
Trattandosi di un’area di dimensioni pari a circa 700×350 metri, abbiamo calcolato un percorso complessivo pari a più di 122 Km. Niente male!
A complicare il lavoro c’erano 2 elementi: uno che la zona è coltivata a mais (altezza variabile da 1 a 3 metri) l’altra che il suolo ha un dislivello pari a 5/6 metri.
Da quanto detto sopra, l’idea “granitica” di effettuare missioni di volo automatiche pianificate ha cominciato a sgretolarsi.
Abbiamo deciso di utilizzare il Matrice 300, da poco tempo in flotta, per le sue caratteristiche di volo (lunga autonomia, possibilità di utilizzare la camera FPV integrata, payload sufficiente al nostro scopo.
Sul campo, abbiamo scoperto che l’App appositamente istallata non funziona in quanto DJI ancora non rilascia i codici SDK per utilizzare App di terze parti con questa nuovissima macchina, così l’idea del volo pianificato è naufragata definitivamente.
Avevamo di fronte almeno 7/8 ore di pilotaggio manuale, sotto il sole e la polvere a oltre 30° C di temperatura.
Le difficoltà sono state moltissime, perché i sensori di posizionamento inferiori facevano si che il drone tendeva ad allontanarsi dalle piante di mais (e quindi dal suolo), ma disattivarli sarebbe stato troppo pericoloso.
Inoltre bisognava pilotare da una scala, altrimenti il mais avrebbe impedito il volo in VLOS.
In ultimo, pur avendo 4 coppie di batterie, sarebbe stato necessario ricaricarle tutte almeno 3 volte.
Ma c’era l’ingrediente segreto: un Pilota con la P maiuscola… ed il lavoro è stato regolarmente consegnato!