Il settore dei droni è esploso letteralmente qualche anno fa, e si evolve ad una velocità tale che risulta difficile tenere il passo e restare informati.
Patentino, ENAC, SAPR, multirotori, autorizzazioni, certificazioni, sono le parole che più spesso vengono “sputate” a casaccio quando si parla di droni.
Tra esperti, pseudo-esperti e ciarlatani il normale cittadino non riesce a capire come stanno realmente le cose.
Dopo aver già affrontato il tema in quest’articolo: https://www.airabruzzo.com/ll-pazzo-mondo-dei-droni/ ci torniamo e ci soffermiamo.
Keep calm, come direbbe qualcuno, e leggiti queste poche righe.
Ma serve ‘sto benedetto patentino, o no?
Innanzitutto non esiste nessun patentino. Esistono dei corsi da frequentare per acquisire le competenze teoriche e pratiche per poter pilotare i droni.
Le competenze teoriche si acquisiscono presso le scuole riconosciute da ENAC, le competenze pratiche direttamente presso i costruttori di droni.
Tali corsi sono obbligatori se voglio pilotare droni a scopo professionale (lavorativo), facoltativi se ci voglio solo giocare.
Il prossimo anno (probabilmente da Maggio) i centri di addestramento riconosciuti potranno finalmente rilasciare dei veri e propri attestati, alla stessa stregua dei piloti degli aeromobili tradizionali, ma per ora niente “patentini”.
E i droni utilizzati a scopo professionale devono essere certificati…
No. Non ho notizie di droni certificati, almeno in Italia. Bisogna però sottoporre tali droni ad un esame per verificare che soddisfino i requisiti previsti dalle norme ed inviare la relativa documentazione ad ENAC (l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) che è l’Ente Italiano deputato alla regolamentazione delle attività di lavoro aereo.
Quando saranno sul mercato droni certificati (più correttamente si parla di droni dotati di “certificato di tipo ristretto”), questi potranno essere utilizzati direttamente, in quanto l’iter tecnico-amministrativo lo avrà già svolto il costruttore.
Abbiamo già trattato l’argomento tempo fa in questo articolo: https://www.airabruzzo.com/droni-certificati/
Bisogna essere autorizzati per utilizzarli?
In effetti per poter utilizzare i droni a scopo professionale (sarebbe più corretto utilizzare l’acronimo SAPR Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) occorre portare a compimento una procedura tecnico-burocratica con ENAC, per diventare “Operatori riconosciuti”.
Esiste però la possibilità di utilizzare i droni non a scopo professionale, ma a scopo ludico. In tal caso i droni sono aeromodelli e per utilizzarli non è necessario ottenere alcuna “autorizzazione”.
Quindi quando parliamo genericamente di “droni” possiamo intendere sia gli aeromobili (anche se il pilota sta a terra) sia gli aeromodelli.
Qual è la differenza? Il peso? La dimensione?
No! La differenza è solo il motivo per cui vengono utilizzati. Se lo stesso drone lo utilizzo per lavoro è un SAPR (e serve ottenere un riconoscimento da ENAC), se lo utilizzo per gioco non serve niente (salvo che io, di mia iniziativa, non decida di fare comunque dei corsi di addestramento (è sempre meglio), di sottoscrivere una assicurazione (non si sa mai), un tesseramento ad una associazione di aeromodellisti (che male non fa). Naturalmente se li utilizzo per gioco non posso farli volare vicino ai centri urbani, vicino ad assembramenti di persone, vicino ad autostrade, ferrovie, etc. ma questa è un’altra storia.
Quindi potrei trovarmi a svolgere un’attività professionale con un drone di 300 grammi e potrei giocare con un drone di 20 Kg ad esempio. Un paradosso? No.
Ma come mai vendono i droni al supermercato?
Loro li vendono, ma tu ci puoi solo giocare in aperta campagna. Peccato che questa cosa non viene detta. D’altronde davanti agli affari l’etica se la dà a gambe.
Certo, si potrebbe dire, anche le concessionarie di automobili ci vendono bolidi che vanno a 200 Km/h, ma tu ci puoi andare solo in pista a quella velocità. Il ferramenta vende i coltelli ed i martelli, ma tu non puoi usarli per colpire le persone. Potrei fare infiniti esempi.
Il problema è che questi “cosi” di cui stiamo parlando possono far male, anche (e soprattutto, direi) se utilizzati come giocattoli. Le eliche girano velocemente e sono molto taglienti.
Si prevede che nel periodo di Natale ne verranno venduti 100.000 solo in Italia. Ora, all’aumento del numero di droni che volano, cresce proporzionalmente la probabilità di incidente. I costi bassi e la facilità di utilizzo li rendono utilizzabili praticamente da chiunque, però gli utenti sono quasi sempre poco informati e poco addestrati.
In pratica, a voler essere pessimisti (ma io direi realisti), è solo una questione di tempo ma sicuramente avremo presto qualche incidente grave. Cosa temo di più? Lesioni, anche gravi, alle dita, alle vene dei polsi, agli occhi. Soprattutto mi preoccupano i bambini.
Poi c’è il rischio di collisioni con aeromobili tradizionali in volo e con automezzi circolanti su strada. Anche di questo nel prossimo futuro si parlerà, vedrete.
Da professionista del settore, vedo questa deriva commerciale come un pericolo. Temo che un incidente grave possa ripercuotersi negativamente sullo sviluppo di questa tecnologia, perché le norme, già notevolmente restrittive, potrebbero diventare ancora meno permissive.
Non parliamo poi dei possibili utilizzi a scopo terroristico, altrimenti lo sconforto mi impedisce di terminare l’articolo.
Ma allora perché non bloccano tutto e li ritirano dal mercato?
Perché, per fortuna, i droni hanno una grossa utilità per la collettività. Se utilizzati in modo corretto da personale esperto, possono contribuire alla crescita economica ed al benessere.
Le aziende che svolgo questo lavoro (intendo il lavoro aereo con SAPR) in maniera seria e professionale sanno che ogni missione deve essere preceduta da una attenta analisi dei rischi (Risk Assessment) che tiene conto delle caratteristiche delle macchine utilizzate, dei sistemi di sicurezza e del contesto territoriale.
Sanno che devono svolgere regolarmente attività di manutenzione delle macchine ed attività di addestramento per i piloti. Conoscono bene i limiti della tecnologia e le possibili fonti di pericolo.
Gli Operatori qualificati utilizzano i SAPR senza esporre la collettività a rischi, o comunque con rischi molto bassi, paragonabili a quelli tipici delle operazioni condotte con aeromobili tradizionali.
Naturalmente il rischio non sarà mai zero, come qualsiasi altra attività umana, ma sarà “gestito”.
Non esistono leggi che regolamentano il settore?
A dirla tutta esistono anche le leggi su questo argomento, solo che nessuno le conosce e nessuno ne verifica l’applicazione.
Il principale riferimento normativo è il regolamento “Mezzi aerei a pilotaggio remoto” (ecco il link: http://www.enac.gov.it/La_Normativa/Normativa_Enac/Regolamenti/Regolamenti_ad_hoc/info-122671512.html) ma poi ci sono tutte le leggi e i regolamenti che vigono nel mondo dell’aviazione.
Le sanzioni per chi infrange i regolamenti sono proporzionate al mondo dell’aviazione, quindi “sproporzionate” per l’attuale panorama degli Operatori SAPR, costituiti ad oggi da piccole o piccolissime aziende o, addirittura, da privati cittadini.
Pensate che il padre di famiglia che compra il drone al figliolo sia esonerato dal rispetto dei regolamenti? Consiglio la lettura di questo articolo che affronta il tema delle sanzioni https://www.airabruzzo.com/chi-puo-multare-droni/.
Che casino! Come se ne esce?
Questo non lo so, di certo si può fare qualcosa per accrescere la consapevolezza comune, tipo “informare”, cosa che i media hanno dimenticato come si fa.
Poi non bisognerebbe mai commissionare lavori con droni a soggetti abusivi, anzi dirò di più, bisognerebbe verificare la professionalità anche dei soggetti autorizzati. Così come si fa con qualsiasi altro professionista (commercialista, avvocato, medico, idraulico, etc.).
Eh si. Pensate che i committenti di servizi erogati con droni siano esenti da sanzioni? Se volete affidare un lavoro che prevede l’utilizzo di droni a soggetti non riconosciuti, vi consiglio caldamente di leggere questo articolo: https://www.airabruzzo.com/droni-e-abusivismo-responsabilita-del-committente/