Anche se è stata ufficializzata la proroga fino a giugno 2017, è andata oramai a regime la nuova disciplina di qualificazione dei piloti di droni introdotta con la Circolare LIC 15 del 9 Giungo 2015.
Dopo anni di (diciamocelo) vaghezza ed autodichiarazioni, finalmente è stato istituito per i piloti un titolo ufficiale per il riconoscimento delle competenze: l’attestato di pilota SAPR.
E finalmente è stato tracciato un iter formativo univoco da seguire da parte degli aspiranti piloti di droni 2.0.
In queste settimane si stanno effettuando le conversioni dei “titoli” (dovremmo definirli “crediti formativi”) già conseguiti in passato dai piloti negli attestati veri e propri.
La novità principale sta nello skill test, da effettuare con un examiner certificato da ENAC, il quale dovrà valutare se l’spirante pilota possiede i requisiti e le capacità minime previste per condurre SAPR a scopo professionale.
Va da se che tali competenze debbano andare oltre il semplice pilotaggio in GPS, cioè con mantenimento automatico della posizione da parte del drone (in tal caso chiunque ne sarebbe capace anche senza alcuna esperienza) ed è altrettanto evidente l’importanza della safety, cioè della capacitò del pilota di valutare e prevenire, o almeno minimizzare, i rischi, in tutte le fasi del volo.
L’attestato abiliterà al pilotaggio di una intera classe e categoria di droni.
Le categorie sono 4: multi-rotori, ala fissa, elicotteri e dirigibili.
Le classi sono 3 in funzione del peso (sotto i 4 Kg, tra 4 e 25 KG e sopra i 25 Kg).